venerdì 21 novembre 2008

La perfidia degli amici


Propongo due frasi e anche l’obiettivo è duplice: innanzitutto le frasi suggeriscono una riflessione sui rapporti interpersonali profondi, quelli che sembrano e talvolta sono, radicati. Secondariamente, permettetemi di provare a togliere dai versionari e dalle aule di latino due uomini che hanno scritto molto e pensato altrettanto, l’uno molto profondo e l’altro più semplice (anche da tradurre e infatti amico degli studenti).Tito Livio non è solo un nome presente sui dizionari che sono zeppi di sue frasi fatte, Cornelio Nepote non è solo una dicitura che significa “Olè, questa è facile”. Rivalutiamoli.


Pochissimo deve fidarsi l’uomo quando è giunto al sommo di ogni fortuna.

Tito Livio


Devo la mia rovina non al valore dei nemici, ma alla perfidia degli amici.

Cornelio Nepote

lunedì 17 novembre 2008

Formula 1 del futuro? Orrende creature!

Ecco come saranno le nuove vetture all'avanguardia della ricerca mondiale.
Vi ispira leggerezza?
Emana potenza?
E' oggettivamente bella anzi bellissima?
No, è orrenda!!!Speriamo solo che queste oscenità consentano uno spettacolo mai neppure immaginato altrimenti non le riuscirò neppure a guardare!

Mussolini ed Hemingway


“Gli uomini veramente coraggiosi non hanno nessun bisogno di battersi a duello, mentre molti vigliacchi duellano in continuazione per farsi credere coraggiosi”. Ernest Hemingway La frase che scrivo sul blog questa settimana non è tratta da un libro ma da un articolo; Ernest Hemingway, futuro Nobel per la letteratura e scrittore davvero sopraffino, negli anni Trenta era corrispondente europeo per Toronto Star, rivista americana.Accadde che Hemingway, che venne poi ufficialmente bandito dal regime non tanto per i contenuti dei suoi libri e comunque conosciuto per le traduzioni clandestine di “Addio alle Armi” di Fernanda Pivano e Cesare Pavese, partecipò nel 1923 ad una conferenza stampa di Mussolini.Quando i giornalisti furono ammessi ad entrare nella sala predisposta per l’evento, il Duce era già al suo posto ma così assorto nella lettura di un libro che non si accorse dell’ingresso delle persone. Era chiaramente un atteggiamento studiato che non convinse Hemingway tanto che lo scrittore si spinse fino al tavolo per capire cosa stesse interessando così straordinariamente Benito Mussolini: quando fu abbastanza vicino si accorse che si trattava di un vocabolario Inglese-Italiano e Italiano-Inglese tenuto per di più all’incontrario!Il giorno seguente i lettori del Toronto Star lessero un articolo che iniziava così: “Mussolini è un bluff, il più grande bluff d’Europa e io ne ho le prove” e risero di questo.Ecco perchè Hemingway fu messo all’indice dal temibile Ministero della Cultura del ventennio.