sabato 5 aprile 2008

Omero-Noia 1-0

Non è piacevole lavorare a ritmi serrati e percepire uno stipendio veramente basso, dopo aver studiato diversi anni per raggiungere un posto di lavoro barcollante.
Ed è una sensazione strana essere retribuiti tanto poco nonostante si abbia la percezione e qualche riprova che il proprio lavoro lo si faccia in modo buono.
A volte mi sento ingenuo.
Succede oggi, dopo che ieri è accaduto quanto segue.
Prima media, due ore filate di italiano: si correggono gli esercizi sull'aggettivo, metto qualche voto, aggiungo carne al fuoco spiegando derivati, composti, vezzeggiativi e compagnia bella. Poi, finalmente, un po' di lettura: stiamo lavorando su "La morte di Ettore", in prosa, lettura non semplice ma strepitosa. E' la stretta finale, i ragazzi sono avvolti dalla vicenda e leggono con me molto volentieri. Abbiamo appena iniziato ma mancano solo dieci minuti di lezione, poi ci sarà l'intervallo e poi disegno; italiano è finito e la settimana è ormai agli sgoccioli, tra una manciata di minuti inizierà la parte più leggera del giorno per i primini.
Ettore morirà un'altra volta accidenti...invece no, annuncio ai ragazzi che dopo l'intervallo ci sarò ancora io e che finiremo le fotocopie di Omero: sarà un'ora come loro sono orami abituati a fare, ricca di nozioni, appunti, spiegazioni, sottilineature, tensione emotiva. E succede quello che non mi aspetto: "sììì!!!" dice compostamente Daniele, "bellobello" sento uscire dalla bocca di Giorgio, e quando alzo gli occhi, valuto che la notizia ha prodotto gioia nella classe. Che sono loro, che siamo noi.
Ecco perchè sono ingenuo: basta questo (e non è poco) per dimenticare lo stipendio, il tempo su verifiche ed appunti a casa gratis, il mal di gola, la voce che cronicamente è in difficoltà ora di sera.
Ossigeno. Anzi no, oro.
Grazie Omero, oggi hai stravinto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

e bravo il professore!!! dany