mercoledì 24 ottobre 2007

I ritardini




Ciò che è incomprensibile, che fa subito pensare di non essere in Europa, e che alla fine produce tra i passeggeri un'irata aggressività verso Trenitalia, Fs, o come diavolo altro adesso si chiama, non è il locomotore che si rompe non sono le porte automatiche tra i vagoni la metà delle volte malfunzionanti, o i vetri quasi sempre appannati dalla sporcizia. No, non è questo, e neppure il ritardo abissale di 30, 45 minuti, un'ora. No, tutto questo al limite si può capire. Quello che davvero non si capisce, invece, è il «ritardino stabile» — 8 minuti, 11, 15 — con il quale non c'è volta — una volta! che cos'è una volta? — che i treni italiani non arrivino a destinazione. La puntualità, si direbbe, è per loro un eterno miraggio, un dover essere inattingibile, un sogno, un'utopia. La puntualità italiana si ferma all'orario. La realtà non la riguarda.

Nessun commento: