martedì 2 ottobre 2007

Sondaggi e letteratura

Cosa pensano gli italiani della loro lingua? Quanto la conoscono realmente? E i giovani come si accostano all'idioma che fu di Dante e Manzoni? A questa domande cercano di rispondere i sondaggi realizzati da Eurisko, Ipsos e Istituto Piepoli. Ne esce fuori il ritratto di un paese ancora alle prese con la sua "questione linguistica". Autocritico sulla propria competenza ma desideroso di migliorare. Severo con gli oratori pubblici, legato alla propria lingua ma ancora alla ricerca di un'identità collettiva. E desideroso di vedere apprezzato l'italiano nel resto del mondo, con iniziative che lo valorizzino rispetto alla dilagante avanzata delle molte lingue franche.
Meglio i giornalisti dei politici. La lingua è il riflesso dell'identità di un popolo. Quella italiana restituisce un'identità collettiva peculiare, per certi versi ancora in formazione. Un problema diffuso anche in segmenti portanti della popolazione. Secondo il sondaggio Eurisko solamente il 51% degli italiani percepisce attorno a sè un'adeguata conoscenza dell'italiano. Più indulgenti verso se stessi: il 68% ritiene di possedere buone competenze. Una consapevolezza diffusa soprattutto tra i più giovani, che sale di pari passo con il titolo di studio acquisito. Ma a cosa è ancorata l'identità italiana? Le tre parole giudicate più belle da quanti hanno partecipato al sondaggio (amore, mamma, pace) evidenziano l'importanza di alcuni caratteri comuni: le emozioni, l'importanza delle relazioni ma anche l'attenzione al privato. Indulgenti con se stessi ma fortemente esigenti verso i "testimonial mediali" della loro lingua.
Più grammatica e storia. Meglio la grammatica e la storia dell'inglese, più attenzione a storia e geografia rispetto all'informatica.Lo pensa così il 75% del campione Ipsos, che dimostra così di approvare la proposta fatta in questa direzione dal ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni. Un passo necessario per migliorare la conoscenza dell'italiano. Molto di più si dovrebbe fare anche per sostenere l'uso della lingua nel mondo. Secondo il 70% degli intervistati gli sforzi fatti in questa direzione sono inadeguati. Gli strumenti più utili sarebbero gli scambi culturali, le scuole all'estero e la valorizzazione del cinema nazionale.
I giovani tra Dante e Moccia. Guardano molto la televisione, usano sempre di più le nuove tecnologie e non dimenticano libri e quotidiani. Amano il loro Paese e quanti lo hanno illustrato nei secoli, non disprezzano la scuola, anzi desiderano che migliori con l'organizzazione di eventi culturali. Il ritratto dei giovani italiani, secondo l'Istituto Piepoli, restituisce un quadro migliore di quanto si pensa solitamente. Più di tre ragazzi su quattro si collegano ad Internet almeno una volta a settimana (il 56% lo fa tutti i giorni). Attenti alle nuove tecnologie, ma senza dimenticare i tradizionali mezzi di comunicazione: il 40% dei ragazzi legge libri non scolastici durante la settimana mentre il 54% sceglie un quotidiano. Quasi tutti poi dichiarano di amare il loro paese (il 94%), a cui associano subito la Nazionale di Calcio e la cucina. Un sentimento di orgoglio a cui legano poeti e autori che meglio lo rappresentano. Capita così che Dante (38%) e Manzoni (42%), gli autori classici preferiti, convivano con Ungaretti (26%) e Pirandello (26%), i più amati del XX secolo. E cosa più insolita con Moccia (21%), Camilleri (16%) e Faletti (14%), i contemporanei che riscuotono più successo. Un calderone di saperi ma anche una ricchezza per il futuro.

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