domenica 24 giugno 2007

Povero ciclismo, moribondo e autolesionista


Domanda: che ce ne facciamo di uno sport (il ciclismo) che 10 giorni dopo la fine dell'ultimo Giro d'Italia vede la maglia rosa (Di Luca), la maglia verde (Piepoli) e la maglia ciclamino (Petacchi) al centro di altrettanti, inquietanti casi di doping? Come dite? Siamo arrivati alla canna del gas? Temiamo proprio di sì. Ricapitolando. Per Danilo Di Luca, 31 anni, maglia rosa, coinvolto nell'inchiesta “Oil for Drug” targata 2004 (inchiesta collegata all' “Operacion Puerto” che coinvolse Basso: nel corso di alcune intercettazioni, da poco in possesso della Procura antidoping, Mazzoleni – a quei tempi compagno di squadra di Di Luca – chiede al dottor Santuccione nuova Epo per sé e per Danilo), il procuratore antidoping, Torri, è già al lavoro: e se per Basso, coinvolto nell' “Operacione Puerto”, la richiesta di squalifica della Procura è stata di 21 mesi, per Di Luca e Mazzoleni, che hanno sempre negato ogni addebito, già si parla di una richiesta di squalifica di 4 anni: il che significa carriera finita. Due, invece, gli anni di stop che rischiano Piepoli e Petacchi, trovati “non negativi” al salbutamolo, un antiasmatico che assunto in grandi quantità ha un notevole effetto anabolizzante. Piepoli e Petacchi, a dire il vero, hanno presentato regolare certificato di esenzione terapeutica, ma il limite di 1000 nanogrammi per millilitro fissato in questi casi è stato comunque drammaticamente superato: nelle urine dei due ciclisti è stato trovato salbutamolo in quantità da cavallo, per l'esattezza 1400 e 1800 nanogrammi per millilitro. Impossibile, a questi livelli di concentrazione, pensare che la sostanza sia stata inalata (e ogni altra via di assunzione, come si sa, è vietatissima).
Morale della favola: a un mese dalla trionfale e luccicante passerella finale di Milano, con Danilo Di Luca fasciato in rosa, Leonardo Piepoli in verde e Alessandro Petacchi in ciclamino, la sola certezza è che la carriera dei trionfatori nelle 3 più importanti classifiche del Giro 2007 è in pericolo (e quella di Mazzoleni, terzo classificato, pure). Per dire le cose come stanno: il ciclismo, oggi, è diventato uno sport talmente falso che il wrestling, al confronto, è un capolavoro di purezza e genuinità.
Niente paura, però. Come diceva quello: l'operazione è perfettamente riuscita. E il paziente è morto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

IO SONO PER LEGALIZZARE IL DOPING...
CAZZI LORO...TUTTI L'HANNO SEMPRE PRESO E SEMPRE LO PRENDERANNO.
COLPISCONO SOLO I PIù IMPORTANTI NEL TENTANTIVO DI USARE LA TEORIA DEL COLPIRNE UNO PER EDUCARNE 100(nota ai più grazie anche al COLGIONE ENORME DI COARI, CHE SPERO LEGGA)
Le cose non cambiano i livelli sono sempre gli stessi, solo che adesso anche il furbo può fare i numeri.
Legalizzi tutto e tutti lo prenderanno:tanto anche adesso tutti usano lo stesso doping.

LA COSA BRUTTA è CHE SE FACCIAMO STI DISCORSI SIAMO GIà OLTRE LA CANNA DEL GAS...