venerdì 15 giugno 2007

Sulla scuola

In questi mesi tiene banco l'argomento "bullismo" e da lì poi si parla sempre di scuola in senso più generale.

Questi discorsi spesso sono molto vaghi, fatti ricorrendo alle proprie più o meno lontane esperienze scolastiche personali: io da scuola non sono in pratica mai uscito e, pur non volendo pretendere di sapere le cose meglio di altri, penso di poter dare un parere in qualità di osservatore nel mezzo del fatto.

Il bullismo e gli episodi di insubordinazione ci siano sempre stati, ma oggi vi è una grande differenza rispetto al passato: mentre prima avvenivano come fulmini a ciel sereno, ora l'humus scolastico non solo li permette (e qui dovrebbe iniziare una riflessione sul fatto che l'ambiente scolastico non migliori con il passare degli anni) ma li pubblicizza all'inverosimile, li certifica, li accetta insomma.

Un atto di bullismo che venti anni fa avrebbe avuto risonanza in tutta la scuola, adesso finisce in televisione, sui giornali, in internet avendo quindi clamore, ad essere pessimisti, nazionale.

Come estirpare questo contagio? Questa domanda viene rivolta dagli osservatori agli insegnanti e si pretende una risposta e una risoluzione alla questione.

Ai docenti viene chiesto dalla socità il contrario esatto di quello che la società instilla ai ragazzi: dotati di giochi sempre più veloci e stimolati continuamente da migliaia di immagini al giorno, a scuola i ragazzi devono avere pazienza e sviluppare il rispetto di quelle autorità dissacrate da tutto il mondo esterno.

Da qui si capisce come il mestiere di docente risulti sempre più un viaggio in una selva oscura nella quale si possono trovare colleghi non motivati, genitori rilutanti al rispetto delle regole, presidi incapaci di far rispettare l'autorità, stipendi da fame che obbligano a fare altre attività che sottraggono tempo ed energie essenziali per insegnare ed educare.

Quello sulla scuola è un discorso così attuale e così importante per noi e per la società futura: da scuola passeranno i prossimi capi di stato, i prossimi scrittori di libri, i prossimi criminali, i prossimi ministri delle finanze.

Occorre davvero far ripartire l'educazione cominciando a venire incontro ai docenti che intendono insegnare, andando fuori tempo rispetto a quello frenetico imposto da questi anni, almeno un poco a fermarsi, ragionare, riflettere. Per crescere avrei potuto dire se la situazione fosse stata più rosea. Ma devo obbligatoriamente scrivere "per rinascere" data la gravità attuale.

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